Gianluca Colla

Gianluca Colla racconta storie con le immagini. È fotografo e videomaker. Ama immergersi e narrare realtà umane e ambientali radicate in un mondo in continua evoluzione, dando enfasi a storie minori e sconosciute attraverso immagini di forte impatto. Il suo percorso artistico lo ha portato in alcune delle aree più remote del mondo. Ha partecipato a spedizioni in Amazzonia, al circolo polare Antartico ed a quello Artico, in India, Costa Rica, Islanda e molte altre ancora.

È membro dell’agenzia National Geographic Creative e i suoi lavori sono stati pubblicati, tra gli altri, sul National Geographic Magazine, The Washington Post, The New York Times, Bloomberg News.

I suoi clienti includono agenzie pubblicitarie, organizzazioni non-profit e aziende prestigiose quali Apple, Fujifilm, Canon, Estée Lauder, Zegna, National Geographic Magazine, Condè Nast.

Speaker e insegnante, Gianluca tiene lezioni di reportage presso l'”European Institute of Design” e tiene conferenze durante i più importanti eventi fotografici internazionali.

www.gianlucacolla.eu

Il progetto

Ci sono incontri nella vita che ti incidono senza che nemmeno te ne accorgi. Incontri che, quasi come fossero un virus, si propagano a poco a poco dentro di te, finché ogni parte del tuo corpo e della tua mente non ne è completamente intrisa.
Ci sono incontri che non ti aspetti, ma loro aspettano te. Sono rari, sono pochi, ma sono potenti.
Il Sentiero della Pace è uno di questi incontri.
Non importa da dove lo si cominci. O dove lo si finisca. Non importa che si vada a est, a ovest, a nord oppure a sud.
Importa cominciare: a camminare, a guardarsi intorno, ad aprire la mente, a lasciare che gli stimoli circostanti facciano il loro corso naturale.
Cominciare a lasciarsi ispirare, a far sì che gli occhi siano solo il tramite tra quello che è fuori di noi e quello che è dentro di (ed a volte nascosto in) noi, lasciare che lo sguardo non sia più un obiettivo che cattura quello che si vede, bensì un obiettivo che cattura come ci si sente.
Ed è allora che a poco a poco, non è più roccia, non è più pietra, non è più solo rudere e artefatto, non è più solo sentiero.
È in quell’istante preciso che ogni elemento diviene “tutto” e si fonde in una Babele di emozioni e sensazioni, e questo “ tutto” diventa storia, diventa ricordi che sembrano lontani e persi tra le cime spavalde, ma in realtà sono ben incisi nella memoria collettiva. Ricordi scolpiti in ogni sasso, in ogni orma, in ogni vento che soffia tra questi rilievi eterni e immutabili, che solo la follia dell’uomo ha a volte cercato di cambiare, ha cercato di dominare, per poi rassegnarsi ad accettare come unico vincitore solo lei, Madre Natura.

È qui, camminando tra queste valli e tra questi sentieri che si disegnano sugli impossibili versanti montani, che finalmente si comprende cosa abbia osato l’insana ambizione umana.

È solo rivivendo e toccando con mano le vestigia di chi cento anni fa donava la propria vita alla libertà e alla propria patria , ma soprattutto ad un’utopia, che si può comprendere cosa abbia realmente rappresentato la Grande Guerra.
Una grande parola che non fa altro che suggerirci, una volta di più, che non ci sono mai né vincitori né vinti.

È nel momento esatto in cui si realizza questo basico ossimoro che non si parla più di io, tu o lui, ma si parla di “noi”.
Ed è questa la grande forza del Sentiero della Pace, quella di trasformarsi e di trasformarci in un incontro collettivo con il nostro passato, il nostro presente e soprattutto il nostro futuro.