LO SGUARDO OLTRE, IL SENSO DI UN PROGETTO

Testo e foto di Luciano Gaudenzio

Documentare e fotografare i paesaggi lungo il sentiero della pace, che dal Passo del Tonale si snoda per oltre 500 chilometri fino alla Marmolada, lungo quello che, durante la prima guerra mondiale, fu il confine conteso tra l’esercito italiano e austro-ungarico. Utilizzando la potenza del linguaggio fotografico ho l’incarico di documentare questa realtà di montagna trentina che, ancora oggi, a cento anni di distanza, porta indelebili i segni della guerra: trincee, camminamenti, misteriose aperture nella roccia, crinali disseminati di filo spinato.

Sono sinceramente emozionato e orgoglioso di realizzare questo lavoro. Anche timoroso di vedere se il tempo stia cancellando le tracce di quei terribili avvenimenti; se la Natura, da sempre indifferente alle tragedie umane, sta riconquistando l’ambiente che fu allora adattato, con la costruzione di strade, cremagliere, cittadelle tra i ghiacci e addirittura trasformato, dalle esplosioni delle mine.

Da sempre, prima di iniziare un progetto, mi informo e cerco di non arrivare impreparato sul luogo che dovrò documentare. Letture, saggi e poesie sulla grande guerra abbondano, ma una in particolare mi ha sorpreso e fatto riflettere. Eugenio Montale era stato assegnato al reparto sotto il Monte Corno, in Valmorbia. Per lui il momento più importante della giornata era la notte, quando “tacevano gli spari” e il poeta riusciva a rilassarsi, scrivendo sul proprio taccuino.

Valmorbia, discorrevano il tuo fondo
fioriti nuvoli di piante agli àsoli.
Nasceva in noi, volti dal cieco caso,
oblio del mondo.
Tacevano gli spari, nel grembo solitario
non dava suono che il Leno roco.
Sbocciava un razzo su lo stelo, fioco
lacrimava nell’aria.
Le notti chiare erano tutte un’alba
e portavano volpi alla mia grotta.
Valmorbia, un nome ,-  e ora nella scialba
memoria, terra dove non annotta.

Quasi per reazione alla violenza che viveva tutti i giorni, il poeta si abbandonava all’incanto del paesaggio di quella terra “dove non annotta” e di “fioriti nuvoli di piante, di notti chiare erano tutte un’alba e portavano volpi alla mia grotta”.

Uno sguardo che andava oltre le misere vicende umane che stava vivendo. Uno sguardo rivolto alla Natura e al paesaggio, un incanto che è rimasto intatto sulle montagne del Trentino e che convive con le cicatrici di quel doloroso conflitto.

Con il mio lavoro cercherò di riprendere quello sguardo, con la speranza di coglierne due aspetti importanti.

Immedesimarsi e vivere gli ambienti in cui la guerra è stata combattuta, testimoniando la bellezza del paesaggio oltre a documentare come la Natura si stia lentamente riappropriando di tutto ciò che l’uomo aveva costruito e trasformato.

 

PENSIERI E EMOZIONI DELLA PRIMA USCITA LUNGO IL SENTIERO DELLA PACE

12 agosto 2017, Mattina. Passo del Tonale

È la prima uscita per il progetto e la zona scelta per iniziare, corrisponde alla prima tappa del sentiero. Quattro giorni di trekking impegnativo, tra il Passo del Tonale, la Cima Presena, il Rifugio Mandron e, nel versante opposto, il Torrione d’Albiolo, il passo dei Contrabbandieri e la “città dei morti”.

Le prime immagini le scatto da Cima Presena. I segni della Grande Guerra qui sono ovunque. Reticolati, trincee, appostamenti e, guardando con attenzione, anche caricatori che spuntano dalle rocce con ancora le cartucce al loro posto. La cima è a tratti avvolta da nuvole veloci e si fa addirittura fatica a vedere a pochi metri. Ma quando si apre, il palcoscenico della Natura offre uno spettacolo emozionante. Lo sguardo è calamitato dal Ghiacciaio dell’Adamello, oggi però sofferente e esausto, dopo anni di estati torride e insensati comportamenti umani.

Cerco minimamente di immedesimarmi in quei soldati che vivevano lassù e che, giorno dopo giorno, soffrivano il freddo, la fame, i pericoli della montagna e dell’uomo nemico.

In una vecchia postazione di controllo, proprio poco sotto la cima, guardo il paesaggio innanzi e mi trovo a riflettere se quelle persone erano capaci di goderselo; chissà, quei momenti forse erano gli unici in cui riuscivano a essere sereni, a immaginare un futuro meno incombente.

 

Ghiacciai dell’Adamello da Cima Presena (al centro la cresta Lobbia – Fumo) – GFX50S Ob. GF32-64 mm

12 agosto 2017, Sera. Rifugio Mandron

Il rifugio Mandron è adagiato in una conca disseminata di piccoli laghi di origine glaciale. Dalla sua terrazza si gode di una vista incredibile sul ghiacciaio dell’Adamello. Ci troviamo in uno dei luoghi più simbolici e suggestivi di tutto il sentiero della Pace, sede di un’importante base logistica austro-ungarica durante la prima guerra mondiale.

È quasi ferragosto e il rifugio in questo periodo è affollato di persone. Molti sono gli alpinisti che il giorno successivo affronteranno l’impegnativa e lunga salita verso il ghiacciaio dell’Adamello. Altrettanti però sono arrivati fino a qui per godersi il paesaggio naturale attorno al rifugio e l’emozionante spettacolo di notti buie e serene, dove si possono osservare al meglio le stelle cadenti. Quale posto migliore per osservarlo, qui, a quasi 2.500 m di altezza, con una quasi totale assenza di inquinamento luminoso e in uno dei periodi più favorevoli, le notti delle Perseidi? L’emozione delle persone a ogni scia tracciata nel cielo notturno si manifesta con grida leggere e emozionate di stupore. Sono soprattutto i bambini a rimanere estasiati dallo spettacolo e gli ultimi a volere rientrare, nonostante il freddo pungente di una notte così chiara e limpida. Il tempo passa veloce fino a che il gestore esce e gentilmente annuncia che entro pochi minuti le luci del rifugio chiuderanno. Tra le proteste dei più piccoli la terrazza pian piano si svuota. Un silenzio quasi irreale invade la vallata, interrotto solo dal gemito sommesso dei numerosi ruscelli che scorrono vicino al rifugio.

 

 

Osservando le stelle cadenti dal Rifugio Mandron (Notti delle Perseidi, 12/08/2017) – GFX50S Ob. GF32-64 mm

12/13/14 agosto 2017. Passo del Tonale / Passo dei contrabbandieri – cittadella dei morti.

Lungo il sentiero che porta al Rifugio Mandron – GFX50S Ob. GF23 mm

Un giovane stambecco lungo quella che fu la linea di trincea – X-T2 Ob. XF100-400 F4.5-5.68 LM OIS WR

Il ghiacciaio (in sofferenza) dell’Adamello – X-T2 Ob. XF100-400 F4.5-5.68 LM OIS WR

La bellezza dei laghetti alpini nei pressi del Rifugio Mandron – GFX50S Ob. GF32-64 mm

Cimitero militare nei pressi del Rifugio Mandron – GFX50S Ob. GF32-64 mm

Dai resti di una postazione di controllo scendendo dal passo dei contrabbandieri, lo sguardo verso la “Cittadella dei morti” – GFX50S Ob. GF32-64 mm