Sono nato e cresciuto in Valle di Fiemme, in Trentino, sotto le montagne della catena del Lagorai. Fin da bambino queste splendide cime erano per me un mondo magico, di natura selvaggia, da scoprire.

Angoli di paradiso che sono stati anche luoghi di drammatiche sofferenze quando, un secolo fa, erano linea di fronte tra l’esercito italiano e quello austroungarico durante la Prima Guerra Mondiale.

I miei occhi di bambino non potevano comprendere allora il significato delle trincee, dei camminamenti, delle gallerie, delle postazioni di artiglieria. Non potevano immaginare – nei tanti reperti bellici che spesso i miei compagni di avventura rinvenivamo – il volto o i pensieri di migliaia di soldati mandati a combattere qui, in alta montagna, spesso in condizioni tremende.

Oggi, da adulto, sono stato felice di ritornare sui luoghi della Grande Guerra, di camminare sugli stessi sentieri battuti dai soldati cento anni fa, che percorrevo quando ero ragazzino. Ho vissuto l’esperienza di tornare su questi luoghi con un sentimento dolce e amaro allo stesso tempo. Percorrere le vecchie mulattiere ha fatto affiorare i ricordi di infanzia, ma il mio pensiero andava soprattutto ai soldati che qui combattevano e morivano.

Con la macchina fotografica ho cercato di far rivivere le tragiche esperienze della guerra nella magnificenza dei paesaggi del Lagorai, che ho tanto amato da bambino, ma anche in altre zone del Trentino che non avevo ancora esplorato, come il massiccio del Pasubio, le Alpi di Ledro, la Valle del Chiese, la zona del Lago di Garda con le sue imponenti fortificazioni.

Ho camminato con i piedi e con la mente nella mia terra trentina con la consapevolezza che non si deve dimenticare il passato, per quanto drammatico. Il mio impegno è nella testimonianza e nell’interpretazione di questa natura magnifica e selvaggia, che ancora conserva le tracce di tanti tragici avvenimenti. Con la speranza e l’augurio che queste meravigliose montagne non siano più luoghi di sofferenza, ma solo di gioia e bellezza.

Scheggia di granata ancora adagiata nel luogo dello scoppio.Ritrovata in zona Cima Cece. Sullo sfondo la Cima D’Asta (mt.2847)

Il contrasto delle rocce scure (del costone che va dal Col Margherita a Cima Bocche ) con i candidi calcari delle Dolomiti (Pale di San Martino). Prima linea Austro Ungarica fu teatro di sanguinose battaglie. Lungo tutto questo costone rimangono visibili a qualsiasi visitatore i resti di Guerra: trincee, postazioni, camminamenti, scalinate e fondamenta di baracche.

All’interno di Forte Dossaccio. Recentemente ristrutturato  Il Forte collocato topograficamente in Valle di Fiemme, costituiva il perno del sistema difensivo tra la Val di Travignolo (difesa da Forte Buso) e la Valle di San Pellegrino (difesa dal Forte di Someda).

Il Monte Cauriol (mt.2494) visto dai baraccamenti arroccati sul monte Cardinal. Nel 1916 su queste montagne ci fu  un rigidissimo inverno che contribuì ad aggravare le perdite di vite, già altissime in quell’anno su entrambi i fronti a causa delle valanghe che spazzarono via interi reparti e il freddo che martoriò in particolare le postazioni più in quota.
Al termine dell’inverno si censirono sommariamente in tutto il settore del Lagorai, dall’inizio della guerra, circa 10.000 morti solo fra le truppe italiane.

Gallerie militari sul Monte Giovo. Il rilievo venne occupato dall’esercito italiano nell’autunno del 1915 e in breve vennero realizzate trincee, postazioni d’artiglieria e gallerie in roccia.

“Konig Ludwig Hutte” Scritta risalente al periodo di Guerra che indicava uno dei tanti rifugi situati sull’alta via Bepi Zac. Itinerario spettacolare e di straordinario interesse storico  percorre la cresta di Costabella nella zona del Passo San Pellegrino. (Val di Fassa)

Panorama mozzafiato da Cima Rocca verso Monte Carone.
Durante la Guerra questo Monte fu trasformato dai comandi italiani in un grande complesso militar: lo scopo era quello di sbarrare la strada ad eventuali offensive austriache nella zona del Garda.

Dall’interno di una galleria perfettamente conservata nella zona di Cima Cece (Lagorai) si scorge in lontananza Il Gruppo del Latemar e Il Gruppo del Catinaccio

Feritoia Austriaca sulla Cavallazza (Passo Rolle)

Il nodo della Cavallazza era uno dei capisaldi austro-ungarici posti a difesa della val Travignolo: vi era stato predisposto un articolato sistema di trincee, camminamenti e postazioni in roccia. Con la sua posizione protesa verso il passo Rolle, il gruppo montuoso Cavallazza – Tognazza permetteva di tenere sotto controllo tutta la vallata del Primiero.

Resti di baraccamenti sul Monte Cauriol.

Veduta su Cima D’Asta dalle trincee del Cardinal (LAGORAI)

Ingresso di una delle gallerie realizzate e scolpite dagli alpini del battaglione Monte Arvenis (8° reggimento) sul versante di val Vanoi della cresta rocciosa che da forcella Cardinal sale alla cima omonima. Si tratta di gallerie di elevato pregio artistico e architettonico. Senza uguali sul fronte alpino soprattutto la caverna-comando della 153a compagnia del battaglione: in tempo di guerra intorno ad essa sorgeva un’importante base logistica della quale ora rimangono altre gallerie, resti degli alloggiamenti, delle cucine, di una fucina e di una cisterna per l’acqua.

La mia guida Mauro Zattera, esperto e grande conoscitore della Grande Guerra, osserva con interesse un graffito austriaco nelle gallerie di Cima Rocca in Zona Lago di Garda Valle di Ledro.

Con gli sci ai piedi lungo le trincee piene di neve e disegnate dal vento della Cavallazza zona Passo Rolle, Lagorai. Solo in questi momenti di solitudine con te stesso in quei luoghi  si riesce a percepire quanta sofferenza venne provata dai soldati che affrontarono la cosidetta “Guerra Bianca” oppure “Morte bianca” ovvero il costante pericolo di assideramento e, in generale, di dipartita violenta e brutale, dettata dalle impervie condizioni di vita imposte dai combattimenti in alta quota.